Sin da epoche remote, 300-400 DC, le Bahamas erano esplorate dagli abitanti di quella che sarebbe diventata poi l’isola di Cuba, attirati dal mare pescoso e dalla bellezza delle isole.
In seguito qui si stabilirà una popolazione indigena, i Lucayas, che ne faranno il loro territorio fino al 1500, quando, dopo la scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo, queste isole cominceranno a conoscere la colonizzazione degli europei.
E sarà proprio Cristoforo Colombo a coniare il nome di questo arcipelago di isole, chiamandole isole del “baja mar” (acque profonde), da cui poi per successivi passaggi prenderà forma il nome Bahamas.
Il contatto con gli europei, per questi indigeni pacifici ed ospitali, sarà fatale: in poco più di 25 anni la popolazione, forte di 40.000 unità, sarà completamente spazzata via da epidemie, repressioni e schiavitù.
Nel 1649 approdano i puritani inglesi, in cerca di un luogo dove poter vivere in libertà secondo la loro religione. Troveranno luoghi magnifici dal punto di vista naturale, ma diverse difficoltà per quanto riguarda sviluppo e possibilità di trovare cibo.
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Il tempo dei pirati
Nel 1600 e nel 1700 le Bahamas diventano una delle basi più note dei pirati che infestano i mari caraibici, tra questi nomi noti e leggendari come Calico Jack e Barbanera, e le piratesse Anne Bonty e Mary Read, che praticavano la pirateria celate sotto abiti maschili.
Le Bahamas con la miriade di isole erano un luogo ideale per nascondersi, e nello stesso tempo erano vicine alle principali rotte del traffico marittimo.
E’ nel 1670 la fondazione di Nassau, che nasce come porto commerciale ma diventa ben presto un temutissimo covo di ogni specie di fuorilegge del mare. Per questa ragione sarà più volte attaccata, ed anche distrutta, sia dalle marine militari francesi che da quelle spagnole.
La storia delle Bahamas come enclave di pirati continuerà per tutto l’arco del 1700, fino a quando gli inglesi non riprenderanno il controllo della situazione “reclutando” dalla loro parte i pirati e promettendo a molti di loro l’amnistia in cambio della cessazione delle attività di pirateria.
Dopo i pirati
Un secolo dopo le Bahamas diventeranno il luogo di rifugio dei lealisti inglesi in fuga dagli Stati Uniti, dopo la guerra di indipendenza americana.
Vi porteranno abilità e conoscenze tecniche, e nel giro di pochi decenni riusciranno a respingere e costringere al ritiro le truppe spagnole ancora di stanza nella regione.
Dal 1861 al 1865, epoca della guerra civile americana, le isole delle Bahamas trarranno grandi benefici dai blocchi dei trasporti di cotone imposti agli inglesi sulla costa settentrionale. Gli inglesi faranno appunto delle Bahamas un centro di scambio con grandi benefici in termini economici per gli abitanti delle isole. Finita la guerra anche i proventi del commercio di cotone finiranno.
Dal traffico di alcoolici al turismo
Nella seconda decade del 1900 le Bahamas diventeranno nuovamente un luogo importante di smercio di merci proibite, questa volta dell’alcool, il cui consumo e commercio viene vietato negli Stati Uniti.
Le isole caraibiche diventeranno quindi anche in questa occasione centro di smercio e di controllo del traffico di alcoolici da e verso l’America del Nord.
Anche in questo caso, con l’abolizione del proibizionismo il grande introito economico proveniente dall’alcool si esaurirà, e nello stesso periodo andrà in crisi anche un’altra grande attività economica locale, la pesca delle spugne, che subirà un forte crollo, riportando le Bahamas ad una condizione economica depressa.
Negli stessi anni però le prime concessioni alberghiere, e l’istituzione di una tratta navale favoriranno quello che poi sarà il motore portante dell’economia locale, il turismo, favorito inoltre, in anni più recenti, dall’embargo statunitense contro Cuba.
Dal 1973 le Bahamas sono uno stato indipendente, finalmente libere dalla dominazione britannica ma legati strettamente all’Inghilterra dal patto del Commonwealth.